Danze Latino Americane

Gabusi LatinNotizie storiche del samba
Sulla derivazione del termine samba prendiamo in considerazione due ipotesi:

La prima è appunto che il Samba deriva da zampo, una denominazione che serviva ad identificare due categorie di brasiliani: 

  1. quelli di discendenza nera,
  2. i meticci del filone indios. 

Mentre la seconda ipotesi è che il Samba deriva da “semba” che è il particolare movimento del bacino di alcuni balli tipici dell’Angola portoghese. In Brasile si usò il termine samba  per indicare il modo di ballare degli schiavi importati dall’Angola e dal Congo e utilizzati nelle piantagioni di canna da zucchero. 

Per capire in quale contesto storico e sociale nacque il samba, come musica e come ballo, si deve partire dal fatto che il Brasile ha una superficie di otto milioni e mezzo di km quadrati, pari alla metà dell’intero subcontinente americano. Dal punto di vista razziale e culturale esso è la sintesi di tre ceppi fondamentali ovvero quello americano, quello africano e quello europeo. 

La componente europea è presente dal 1500, anno in cui vi giunsero i conquistatori portoghesi. Questi hanno imposto attraverso i secoli religione, lingua e letteratura. La musica brasiliana risente proprio di questo mix etnico. Essa ha una duplice componente: quella sacra di origine europea, che si sviluppò alla fine del XVIII secolo nelle comunità religiose e attorno alle chiese costruite dai portoghesi e quella tipica delle popolazioni nere, a sfondo naturalistico.

Le danze sviluppatesi in Brasile sono prevalentemente di carattere rituale. Il samba è certamente il ballo più famoso e il più caratteristico: tanto è vero che è diventato ballo nazionale per eccellenza e ancor oggi prodotto di esportazione. Esso è nato come ballo sociale e solo successivamente è diventato un ballo di coppia.

Agli inizi si eseguiva in cerchio: ogni ballerino effettuava frenetici movimenti del corpo, in particolare dai fianchi in giù. Il ritmo velocissimo, scandito da cembali, tamburi, bonghi e sonagli, non consentiva l’ esecuzione di figure coreografiche per cui i passi, ove esistenti, erano brevi, rapidi e ripetitivi.

Il samba delle origini era molto diverso da quello che oggi conosciamo.

Gli studiosi ne hanno catalogato alcune tipologie:

  • samba di Bahia: una forma di batuque primitivo, molto veloce, che rimase presente per molti decenni nelle comunità di campagna che non entrarono in contatto con la vita di città;
  • samba carioca: è il ballo che i neri portavano a Rio de Janeiro in occasione del Carnevale. (Il termine carioca deriva dal nome del fiumicello che scorre nei pressi di Rio). Da non confondere con il ballo chiamato semplicemente carioca che è passato alla storia per indicare una variante di rumba, portata in Brasile da Cuba, e sviluppatasi negli anni 1920-1930. La danza identificata come samba carioca ha incamerato molti elementi coreografici, nel corso degli anni; attraverso un’ attenuazione del ritmo, inoltre, si è imposta all’attenzione mondiale. Il samba che balliamo oggi è una sua diretta derivazione. 
  • guineo: danza femminile sviluppatasi a S. Paolo sulla base musicale del samba veloce. Le donne ballavano singolarmente o a gruppi, mentre gli uomini si disponevano attorno alla pista godendosi lo spettacolo. 

Tutti e tre i tipi di samba erano utilizzati, in diversi contesti territoriali, nelle celebrazioni delle feste. Secondo le abitudini delle popolazioni brasiliane, le feste erano vissute come vere e proprie parentesi di esagerazioni: fra tutte, il Carnevale, da secoli l’evento più importante e più sentito nell’intera nazione. I suoi festeggiamenti duravano (e durano), ininterrottamente, anche più giorni e più notti. Samba e Carnevale sono rimasti abbinati in Brasile come due aspetti di un’unica realtà. 

Il primo grande successo musicale di samba risale al 1917: Ernesto Dos Santos lanciò “Pelo Telefone”. Nel 1919-20 furono organizzate a Rio de Janeiro le prime Scuole che preparavano i carri per le sfilate del carnevale ed insegnavano coreografie di samba. 

Attorno al 1920 il samba fu portato in Europa e presentato come ballo di coppia, sia con figure autonome ed originali, sia con figurazioni già esistenti nella maxise, opportunamente rielaborate. In verità non ebbe grande successo.

La teorizzazione di questo ballo risale al 1928 e la pubblicità al samba, venendo dalla radio e dal cinema si scoprì e così, attorno agli anni trenta, il folclore brasiliano fece da esotico sfondo a trame d’amore. La più grande ballerina, e direi madrina, del samba resta Carmen Miranda che negli anni Quaranta, al ritmo scatenato di questo ballo, conquistò il mondo occidentale, sia sul set cinematografico che sul palcoscenico. Naturalmente, la diffusione di massa del samba ballato richiedeva una sua semplificazione. Cosa che avvenne dopo la seconda guerra mondiale.

Il samba fu poi inserito nelle Danze da Competizione (disciplina LATINO-AMERICANE) dopo aver acquisito una forma compiuta: da un lato, addolcendosi sul piano musicale fino a scendere alle attuali 50-52 battute al minuto; dall’altro, attraverso la codificazione di figure compatibili, molte delle quali di notevole pregio artistico e coreografico.

Il grande maestro di danze latino-americane Walter Laird ha teorizzato e catalogato una cinquantina di figure di samba (Technique of Latin Dancing).
Il movimento caratteristico di questo ballo è il SAMBA BOUNCE ACTION che si tratta di un’azione di rimbalzo sulla gamba che di volta in volta prende il peso del corpo.

Tale azione è prodotta in due tempi di mezzo battito musicale ciascuno:

  1. compressione del ginocchio e della caviglia (mezzo battito)
  2. estensione del ginocchio e della caviglia (mezzo battito)

La & ha la funzione di separare questi due momenti fondamentali.
Oltre al samba di coppia, che è danza olimpica assieme a cha cha cha, jive, rumba e paso doble, in Brasile si continuano ad insegnare anche le tecniche originali di questo ballo, collegate a ritmi più vivaci. Nelle numerose Scuole di Samba che hanno il riconoscimento ufficiale delle autorità, si pratica il samba ballato individualmente a ritmi vertiginosi e che attira curiosi ed appassionati da tutto il mondo.

Nozioni storiche del cha cha cha
Fra i ritmi afro-cubani il CHA CHA CHA è quello che ha raggiunto il più alto livello di popolarità. E’ opportuno precisare che l’adozione relativamente recente (1951) dell’espressione ‘cha cha cha’ non significa  che la data di nascita della danza sia la stessa della sua denominazione ufficiale: i movimenti di base, quantunque non precisamente codificati, potevano già esistere prima che si arrivasse alla formalizzazione musicale di questo nuovo genere. Per la maggior parte degli studiosi, le origini delle movenze di CHA CHA CHA  sono collocabili a Cuba all’inizio del 1900, nel periodo in cui si svilupparono son, danzòn, rumba e mambo. 

Sul significato dell’ espressione CHA CHA CHA ci sono diverse ipotesi:

1.La voce cha cha cha è un’ onomatopea: Sta ad indicare il ritmo specifico del ballo. In pratica rappresenta il suono di uno strumento di accompagnamento (qualunque esso sia stato) che all’origine ne segnava la cadenza (base ritmica).Riproduce il suono ritmico delle scarpe sul pavimento nella esecuzione del triplo passo. Questa ipotesi ci fa pensare ad una danza eseguita non all’aperto, su pavimenti sconnessi, ma in locali con pavimenti levigati. Lo chass è è una figura che richiede il pattinamento veloce dei piedi; pertanto vuole una superficie liscia e non, ad esempio, di terra battuta o coperta a prato.

2.CHA CHA è anche il nome di un sonaglio costruito col baccello di alcune piante. Nei balli di gruppo, nelle danze propiziatorie e nelle manifestazioni religiose con accompagnamento di musiche e canti, le guide che avevano compiti di coordinamento usavano tale sonaglio per scandire il tempo e per segnalare la fine delle pause. Anche in tal caso si può tirare in ballo il discorso della onomatopea, in questo senso: il sonaglio veniva agitato sul motivo/ritmo CHA CHA + pausa. 


Molti studiosi considerano comunque questo ballo una derivazione del mambo, anzi una sua riproposizione in chiave moderata. Altri affermano che esso derivi direttamente dal danzòn, altro genere. Enrique Jorrin fu, in assoluto, il primo musicista a costruire l’impalcatura ritmica del cha cha cha, formalizzandolo musicalmente. Ma quando si trovò di fronte al problema di trovare un nome, non riuscì a far di meglio che chiamarlo ‘mambo-rumba’. Il motivo di questa sua scelta sta nel fatto che egli percepiva non tanto o non ancora un genere autonomo e del tutto originale, ma un miscuglio, sia pure riuscito, di ritmi e sonorità preesistenti nelle danze caraibiche e latino-americane. Jorrin era realmente convinto che la semplice amalgamazione di elementi di rumba e di elementi di mambo non portasse oltre quanto già visto negli ambiti separati di rumba e di mambo, appunto. In realtà, ciò avveniva solo perchè mambo, rumba e danzòn erano danze e generi musicali già consolidati, mentre il cha cha non esisteva autonomamente. Ma Enrique Jorrin era un bravissimo compositore: credette fino in fondo di poter inventare un nuovo ritmo, usando ingredienti familiari e domestici. E lo fece alla perfezione: perchè il cha cha, a partire da lui, è diventato uno dei più famosi generi musicali e dei più grandi balli di tutti i tempi. 

Il cha cha cha si diffuse sia come musica che come ballo a partire dal 1950. Negli USA era quasi una moda nel 1953, grazie a orchestre importantissime come Orquesta America e grazie a grandi musicisti come Tito Puente, Xavier Cugat e Perez Prado. Si formarono orchestre e gruppi specializzati con un alto numero di componenti, addirittura fino a quindici. La base ritmica lenta incoraggiava anche la formazione di gruppi vocali: molte furono le canzoni scritte su musiche dicha cha cha. 

Nel 1954 Enrique Jorrin portò in Messico questo nuovo genere musicale: riscosse un successo enorme. Ebbe tantissime richieste, dai locali, dalla radio, dalla televisione; al punto tale che per diversi anni lavorò con la sua orchestra esclusivamente nel Messico. Nei primi anni ’50 il cha cha cha si diffuse in quasi tutta l’America Meridionale, mentre a Cuba esplodeva con la forza di una moda irresistibile.
In Europa questo ballo è arrivato nel 1954.  In Italia è entrato nel 1958, senza però ottenere immediatamente un grande successo. Gli osservatori dell’epoca registrarono tiepide reazioni, sia da parte dei ballerini che da parte delle masse. 

Negli anni 1959-60, mentre in America e in Inghilterra era un ballo affermato con un vasto seguito di appassionati, in Italia rimaneva nell’ombra. All’improvviso, nel 1961, ebbe un inaspettato exploit grazie ad una soubrette all’epoca famosa, Abbe Lane (compagna di Xavier Cugat), che, attraverso il piccolo schermo, fece innamorare gli italiani: delle sue curve e contemporaneamente del cha cha cha.  Da quel momento si è stabilizzato nelle abitudini e nelle preferenze del nostro popolo.

Il cha cha nella danza sportiva 
Abbiamo parlato, sopra, di Enrique Jorrin. E’ il caso di precisare un passaggio fondamentale che precedette le sue intuizioni. Egli, nel 1948, creò un ritmo sincopato in 4/4, attraverso una libera elaborazione del danzòn: ne scaturì una specie di mambo la cui velocità si aggirava attorno alle 30 battute al minuto. Con tale struttura, il mambo non poteva più essere ballato con le normali figure che erano in uso, costruite per un ritmo che si aggirava attorno alle 50 battute. Per questo motivo i ballerini cubani improvvisarono una tecnica di ballo che si basava essenzialmente sul movimento dei fianchi. Ai tre battiti che denominiamo cha cha cha corrispondeva un triplo ancheggiamento. Al movimento dei fianchi si aggiunse, quasi naturalmente e quasi contemporaneamente, il movimento dei piedi facendo nascere così il triplo passo (l’attuale chassè).

Le prime figure costruite  su questo nuovo ritmo furono abbastanza semplici, molto simili a quelle che oggi rispondono al nome di CHA CHA CHA CHASSE, LOCK FORWARD, LOCK BACKWARD, CLOSE BASIC, SPOT TURN, ALEMANA. 

Col passare degli anni si è arricchito notevolmente il programma di ballo: si sono complicate le figure, fino ad arrivare a tecniche molto raffinate e ad una codificazione che possiamo definire internazionale. Non a caso, in quasi tutto il mondo il testo di Walter Laird  “TECHNIQUE OF LATIN DANCING” è ormai diventato manuale ufficiale per la maggior parte delle scuole di Danza Sportiva.

 

Nozioni storiche della rumba
L’origine della rumba è collocabile agli inizi del 1900, o poco prima, a Cuba, dopo l’abolizione della schiavitù, avvenuta il 10 febbraio 1878, col Patto di Zanjòn, a seguito della ‘grande guerra’ combattuta contro la Spagna.

Quando parliamo di Rumba ci riferiamo ad un determinato ballo fra quelli attualmente esistenti, precisamente ad una delle cinque danze Latino-Americane gestite dalla IDSF. 

Per gli studiosi di storia della danza, il termine rumba  indica qualcosa di più che un semplice ballo: identifica un genere musicale e coreico comprensivo di un insieme di balli. Nella lingua spagnola il verbo rumbear definisce un particolare modo di ballare, basato sui movimenti seducenti dei fianchi e del bacino. Il ‘rumbeare’ è tipico di molti balli caraibici e latino-americani, antichi e moderni.

La rumba nacque quindi a Cuba, dopo l’abolizione della schiavitù (1878).

Per la produzione dei ritmi usavano di tutto:

  • maracas (zucche svuotate, con sassolini dentro), 
  • marimba (rumba box: strumento di percussione), 
  • claves (due bastoncini di legno percossi l’uno contro l’altro),
  • cassoni vuoti che fungevano da tamburi. 

Quando mancava qualcuno di tali strumenti, la percussione era affidata  a vari utensili e oggetti domestici quali bastoni, cucchiai, piatti di legno, ecc. 
Nella rumba delle origini, alcuni movimenti dei cavalieri furono considerati pericolosi (in effetti lo erano: es. la prova dei coltelli). Per quanto riguarda i movimenti della donna, essi furono ritenuti troppo licenziosi dalla borghesia e dalle classi dominanti. Per questo motivo la rumba rimase confinata, per un pò di tempo, nelle estreme periferie urbane e fra la povera gente.

Nella fase matura la rumba si perfezionò, attraverso l’introduzione di strumenti musicali professionali e attraverso la cura dei testi fino ad arrivare alla rumba che sentiamo oggi, melodiosa e ritmata al tempo stesso.

Sono due le differenti anime che due anime diverse:

  • L’anima romantica, che ispirava le delicate e sensuali figure coreiche femminili, su ritmi molto lenti (yambù).
    L’anima aggressiva, che ispirava, su ritmi veloci:

I giochi d’amore, dove agli ‘assalti’ (corteggiamenti) dei maschi si contrapponevano alle risposte ambigue delle femmine, oscillanti tra la dichiarata volontà di difesa e la nascosta, o malcelata, intenzione provocatrice.

Le competizioni tra maschi, caratterizzate dalla volontà di possesso e di accaparramento delle femmine, secondo il codice ancestrale stabilito dalla natura. 

Queste due anime della rumba hanno dato origine a due diversi filoni musicali.

  • allo stile rumba/beguine;
  • allo stile caraibico.

Si deve anche aggiungere che molti ballerini ed istruttori di salsa cubana e portoricana, che operano nelle regioni del Sud America, contro la inarrestabile proliferazione di figure latino-americane applicate alla salsa, vanno teorizzando e praticando un recupero della gestualità rumbera, con particolare riferimento all’azione corporea del guaguancò, al fine di ritrovare la perduta atmosfera africana. Essi sostengono che dal processo di pesante stilizzazione a cui sono state sottoposte le danze caraibiche, queste sono uscite come snaturate, irriconoscibili.

Esse non sono più portatrici di messaggi afro-cubani e portoricani. Sono semplicemente un prolungamento della disciplina Internazionale denominata Danze Latino-Americane. 

Nozioni storiche del paso doble

Tradotto alla lettera significa: passo doppio. Il nome originale era pas a dos = passo a due.E’ una danza spagnola nata nei primi anni del 1900 nell’ambiente culturale e sociale delle arene. Le figure sono però una costruzione che è venuta cronologicamente dopo, rispetto alla musica. In pratica, inizialmente, si trattava di una particolare base musicale che accompagnava la sfilata delle quadriglie negli spettacoli di corrida. La musica era potente, molto ritmata e coinvolgente: il semplice passo di camminata diventava una marcia militare. Uno squillo di tromba annunciava l’inizio dell’esecuzione musicale. Il ritmo del paso doble somiglia molto a quello della passacaglia (che da passacalle significa canzone di strada), una danza che già nel XVII secolo veniva usata durante le feste pubbliche e le grandi cerimonie politiche e militari. La differenza consiste nel fatto che il paso doble raggiunge un più alto livello artistico e produce una maggiore carica di vitalità e di brio. Per questo motivo, con l’affermazione del paso doble, la passacaglia sparì.  

Per quanto riguarda il ballo, l’architettura di base potrebbe avere origini greche e/o siriane: la cultura e il folklore spagnoli hanno aggiunto sia la maestosità stilistico-formale che la caratterizzazione attinente all’atmosfera delle arene piene di focosi spettatori. Inoltre, al motivo musicale, fin dai primi anni, si aggiunse la base ritmica delle nacchere che in Spagna contraddistinguono ancor oggi le principali danze popolari. 

Le figure costruite per questo ballo sono di grande spessore artistico, tutte ispirate alle azioni del torero nella lotta contro il toro. Non è facile ballare il paso doble se non si entra nello spirito giusto. La coppia deve essere motivata, deve esprimere energia, deve mantenere un rigore formale costante in tutti i movimenti. In questa danza sono coinvolte tutte le parti del corpo: le gambe, le mani, lo sguardo, il volto nel suo insieme. Il cavaliere deve dimostrare carattere e forza fisica notevoli. Deve tenere la dama con la stessa decisione adottata dal torero mentre gestisce la capa, il drappo rosso usato per provocare la carica del toro. Nel corso degli anni il paso doble ha assimilato anche diverse figure appartenenti al flamenco e ha elevato a figura-simbolo il sur place che impone di battere il tacco ad ogni chiusura di piedi.

Il paso doble come ballo fu esportato in tutta Europa. In Francia e in Inghilterra ebbe notevole successo. Molti studiosi si dedicarono alla sua codificazione. Il primo manuale con la standardizzazione dei passi è inglese e risale al 1938. Nel 1954 fu inserito nella disciplina DANZE LATINO-AMERICANE.

 

Nozioni storiche del jive
Il jive, anche detto lindy hop, è uno dei balli che appartengono al genere JITTERBUG (jitters = nevrastenia), sviluppatosi in USA nel periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale alla vigilia della seconda.
Nella sua prima formulazione, che risale agli anni ’20, il jive fu ballato esclusivamente da danzatori neri. Successivamente fu ripreso dai bianchi che vi aggiunsero numerose figure e vi apportarono modifiche tecniche che ne complicarono e appesantirono l’esecuzione.Dopo la seconda guerra mondiale, con l’evoluzione del jazz verso il bebop, diventò la base del rock ‘n’ roll, mentre il jive fu sottoposto ad una serie di revisioni e perfezionamenti stilistici che ne hanno fatto uno dei balli ancor oggi più prestigiosi a livello internazionale. Esso rientra nella disciplina DANZE LATINO AMERICANE.